Gli affreschi
In questi ultimi anni il gruppo “Il Gambero” oltre ad occuparsi di promuovere attività a salvaguardia e a protezione del nostro territorio, si è prodigato anche di far conoscere alle future generazioni quali fossero alcune attività che si svolgevano periodicamente nel nostro paese e ora completamente scomparse, ideando dei murales eseguiti da bravissimi artisti del nostro paese.
Il carroccio di Ariberto
Il primo murales, dipinto su una vecchia cabina della corrente dismessa dall’Enel, rappresenta “Il Carroccio”. Eseguito nell’anno 2008 dal Cav. Antonio Bedetti, rappresenta il Carroccio inventato dal nostro illustrissimo concittadino e arcivescovo Ariberto da Intimiano nel XI secolo. Si trattava di un grande carro trainato da due buoi sul quale vi era posto un altare, una croce, una campanella e due trombettieri, che veniva portato ogni volta sul campo dove si svolgeva la battaglia e durante la quale il sacerdote celebrava la messa mentre il suono della campanella e delle trombe incitavano i guerrieri a combattere. Il carroccio a costo della vita doveva essere difeso, protetto e salvato dai nemici.
Quadro allegorico dei nostri cittadini “Ratitt e Buitt”
Nell’anno 2011 il secondo murales di una serie di 4 dipinti eseguito dall’architetto “Giusi Valente” si tratta di un quadro allegorico dei nostri cittadini e ha come titolo “Ratitt e Buitt”.
Si racconta che tra le due comunità non corresse buon sangue pur essendo dello stesso Comune ma di due parrocchie diverse e due diocesi differenti. Intimiano è di rito ambrosiano e fa parte della diocesi di Milano, Capiago è di rito romano e fa parte della diocesi di Como.
Gli intimianesi erano chiamati “Ratitt” perché molto furbi e veloci a rubare agli altri arti e mestieri, mentre i capiaghesi erano chiamati “Buitt” perché si racconta che dopo una processione svoltasi a Como avessero dimenticato “il turibolo”, un oggetto usato per l’incensazione. Il giorno dopo il parroco avrebbe incaricato due persone di andare a riprenderlo a Como. Tuttavia, gli abitanti non sapendo cosa fosse e pensando a qualche cosa di enorme partirono con un carro grande trainato da due buoi.
Nell’affresco, al centro, è raffigurata la roggia Maietto o Mariola che fa da confine alle due diocesi di Como e di Milano.
La trebbiatura
Il terzo murales è stato eseguito da Facciuto Nicola e Latorraca Monica nell’anno 2013.
Ogni anno a luglio passava in ogni cascina del paese “La macchina del Batt”, cioè la macchina per trebbiare il grano. Si trattava di un enorme cassone color rosso con tante cinghie e pulegge collegate ad un trattore che faceva muovere tutti i vari meccanismi racchiusi in questo cassone. Questi meccanismi non si vedevano, ma si vedeva solo all’inizio le fascine di frumento e alla fine i chicchi puliti che entravano nei sacchi e la paglia che usciva pressata in balla. Era una grande festa per tutti sull’aia, specialmente per i bambini che rimanevano incantati e seguivano gli spostamenti della macchina da cascina a cascina. Ogni anno era atteso questo momento con grande gioia e divertimento.
La bachicoltura
Il quarto murales è stato eseguito da Molteni Angela e Bellocco Olga nell’anno 2014.
In quasi tutte le famiglie del paese veniva allevato il baco da seta. Era un lavoro molto impegnativo dato che richiedeva molta attenzione sia per l’approvvigionamento del cibo visto che il bacco si nutre solo di foglie di gelso, sia per la costante cura della salute del baco.
Certo era molto consolante quando alla fine si sarebbero raccolti i pregiati bozzoli di seta, se la stagione fosse andata bene, e che si vendevano e andavano ad integrare i miseri guadagni che si avevano dalla coltivazione dei campi. Anche questo lavoro per molti anni è stato motivo di sussistenza per quasi tutte le famiglie del paese.
Il roccolo
Nell’anno 2015 veniva realizzato da Stefano Gaffuri il quinto murales “Il roccolo”.
Nei boschi che circondano Capiago e Intimiano erano dislocati più di una dozzina di queste strutture.
Cos’è un roccolo? È uno spazio verde ben curato in mezzo al bosco con uno spiazzo al centro ben rasato con alberi intorno tagliati dove venivano stese lunghe reti circolari. Al centro dello spiazzo ed appese agli alberi venivano poste delle gabbiette con dentro degli uccelli che con il loro canto richiamavano gli altri uccelli che passando a frotte durante la migrazione scendevano a terra per vedere cosa avessero da comunicare i loro amici. I roccoli funzionavano solo nel periodo migratorio. Una volta attratti a terra i vari uccelli nella struttura che governava la piattaforma in cui c’era il roccolaio, quest’ultimo gettava degli spauracchi che facevano alzare in volo gli uccelli e che finivano nelle reti. È noto che certi roccoli riuscissero a catturare 200/250 uccelli al giorno che finivano sui tavoli delle trattorie del paese e venivano vivamente richiesti anche dai paesi limitrofi.
I dipinti
San Vincenzo
Ultimamente, dopo che la nostra parrocchia è entrata a far parte della comunità pastorale di S. Vincenzo di Cantù nel 2011, in collaborazione con la ditta Seritex di Capiago Intimiano e con l’artigiano Giorgio Bargna di Cantù, abbiamo dotato la chiesa di S. Leonardo di un quadro su tela di seta raffigurante San Vincenzo, religioso nato in Spagna, vissuto tra il XIV e il XV secolo.